Lo devo ammettere senza riserve. “Open” è un bel libro, eh. Ma mi aspettavo di finirlo in pochi giorni, quasi ore – per tutti quelli che lo hanno letto è stato così, diamine! – e invece a me è andato via lento. Lento come non mai, di pagina in pagina, di riga in riga. Ma se c’è una cosa che ho imparato, da lettrice, è proprio questa: che i libri capitano nella vita e che non sempre è colpa loro se non te li divori, se non ti piacciono. Bisogna essere in due, come nell’amore: ci sei tu, il lettore, e c’è il libro. E si vede che per “Open” avevo bisogno di tempo. Del mio tempo. Read more
Le Paralimpiadi di Tokyo 2020. E le Olimpiadi di Tokyo 2020
“Fra quattro anni le Olimpiadi, eh“.
Penso sia importante che io chiuda l’esperienza paralimpica con un riassunto, diciamo così, ordinato , di emozioni e momenti.
Tante sono le persone che mi hanno detto che a Tokyo vorrebbero vedermi alle Olimpiadi, insomma, quelle che vengono prima delle Para. Read more
Stili di vita scorretti e mancato equilibrio comunicativo
Premesso che Beatrice Lorenzin, l’intero Ministero e l’agenzia creativa che si sta occupando delle campagne pubblicitarie del Fertility Day hanno appurato di avere qualche problema con l’equilibrio comunicativo, ecco, mi spiace ma nel caso della seconda campagna, quella della abitudini sane che ti aiuterebbero a procreare, stiamo toppando tutti. Read more
Mi tocca incazzarmi. Dico la verità, il giorno dei giramenti di palle è stato quello del 15 settembre, dopo i 5 ori vinti dall’Italia paralimpica a Rio de Janeiro. Ma non ho scritto niente. Mi sono calmata e lo faccio oggi a mente lucida. Read more
Allora, ieri sono andata a vedere il tennis tavolo. A parte che è stata una figata, che amo il ping pong perché le partite che facevo al mare al 101 perché i miei genitori non mi facevano uscire di sera fino alla veneranda età di 24 anni (no va beh, scherzo dai!) mi hanno fatto amare questo sport, anche se io l’ho sempre visto come meraviglioso “ammazzatempo”. Read more
A me questo posto mi piace perchè hai pochi appigli ai quali aggrapparti. Le devi prendere e le devi portare a casa, le cose.
POTEVATE DIRMELO – Va bene tutto. Ma qualcuno di voi doveva dirmelo che “Frengo” – che si scrive “Frango” – vuol dire “pollo”. Ne ho dovuto fare diretta esperienza e non è stato un momento di forte autocoscienza, son sincera. Piuttosto di smarrimento. Read more
Eh, io avrei voluto tanto tanto prendere un fuso che mi permettesse di fare addominali e di arrivare a casa, pronta per entrare nel gruppo della preparazione della mia squadra che sta sudando a suon di corse e palle varie. Avrei tanto voluto aprire gli occhi a palla alle cinque del mattino e scendere nella palestra del condominio. Ma, purtroppo (purtroppo eh), niente, ho preso che dormo tutta notte, filata, come un ghiro proprio, di gusto, sogno pure. E mi sveglio un minuto prima che suoni la sveglia. Poi ve lo confesso: ho fatto pipì nella doccia, per la prima volta da quando sono qui. Mi sono ambientata, è evidente.
(per chi si sta scandalizzando, al mondo esistono due tipologie di persone: chi fa pipì nella doccia e i fottuti bugiardi).
Ieri è stata la prima giornata di gare, che si è rivelata un tritacarne vero e proprio ma che mi ha permesso di andare alla ricerca di storie interessanti e, diciamocelo, tanto note nell’ambiente paralimpico, quanto sconosciute fuori. Per esempio, c’è Yunidis Castillo che, prima di ieri, nella sua storia di atleta, aveva vinto soltanto medaglie d’oro a cinque cerchi. Mi spiego meglio: da Pechino a Londra, le volte che la cubana è salita sul podio lo ha fatto sul gradino più alto. Ne ha vinte cinque. Ieri, all’ultimo salto, una ragazza di 19 anni, la neozelandese Anna Grimaldi, l’ha battuta di pochi centimetri, portandosi a casa la medaglia più ambita e spodestandola da un Olimpo che, davvero, in pochi soltanto possono vantare e al quale pochissimi possono aspirare: “E’ la vita dell’atleta” mi ha spiegato lei. che a 10 anni è stata sbalzata fuori dal pullman sul quale stava viaggiando andando a fare una gara di judo: braccio destro amputato e le porte dell’atletica aperte per scrivere la storia. E comunque certo: è la vita dell’atleta. I miti non esistono, anche gli atleti che sembrano infallibili sono umani. E non è scontato da capire in un mondo in cui, siccome guadagni tanto, devi sopportare tanto.
Tra le altre cose, Yudinis è mamma di un bambino di 2 anni ed è tornata dopo la maternità per vincere una medaglia d’argento (mica bruscoli). Prendendo spunto da lei, sulla digital di Gazzetta dello Sport, sezione Premium, ho raccontato la storia delle mamme che nella prima giornata di gare hanno preso medaglie: sono quattro e vengono da Francia, America Cuba e Messico. Mamme? Che fanno sport? Che hanno una disabilità? Che vincono medaglie? Nothing is impossibile. Certo, bisogna metter via la tendenza al lamento (non certo solo le mamme). Se vi va, abbonatevi a Gazzetta Digital e leggete.
Martina Caironi portabandiera azzurra a Rio de Janeiro
Prima di spiegarvi bene che roba è stata assistere alla cerimonia di apertura delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, faccio un appello per le prossime: voglio essere quella che balla la musica zarra ai bordi della pista dove sfilano le nazioni, una di quelli che ieri sera erano vestiti di azzurro. Giuro, avrei pagato oro per alzare le braccia in mezzo a sto casino a ritmo di dance piena di bassi. Ma temo che il Giappone, nel 2020, sarà – come dire – più sobrio. Read more
E niente oh.
Pare che io sia arrivata veramente a Rio de Janeiro. Che abbia sul serio preso già un taxi brasiliano, e vi assicuro che è un’esperienza, pare davvero che io abbia un accredito con la mia faccia bianca – ma bianca – che mi permette di passare i controlli. Read more