“In Africa si marchiano a fuoco la fronte perchè pensano che, così facendo, non gli verrà più il mal di testa, te ne rendi conto?”
“Va che te vai in giro con una castagna nella tasca del cappotto pensando che ti faccia passare il raffreddore, eh”
“In Africa si marchiano a fuoco la fronte perchè pensano che, così facendo, non gli verrà più il mal di testa, te ne rendi conto?”
“Va che te vai in giro con una castagna nella tasca del cappotto pensando che ti faccia passare il raffreddore, eh”
“Quando mi sono sposato, Prisciantelli mi ha messo un gallo fuori dalla finestra. Ha cantato tutta la notte sto demonio”.
Pausa.
“E come faceva a stare fermo il gallo?”
“E, Elena, lo ha legato, no?”
Naturalmente ho sognato Toldo stanotte. Trovandomi a Sesto Marelli mi ha detto “cosa ci fai te qui?” e mi ha dato un passaggio in macchina. Siamo andati ad una conferenza dove poi volevo parcheggiare io la sua auto dentro nell’antibagno di un oratorio e dove un prete con i capelli rossi ha commentato questo mio slancio con un bestemmione. Toldo poi lamentava di non aver ancora studiato gli appunti del Mac Donald e mi raccontava che voleva licenziarsi.
“La cosa che mi piaceva di più non era tanto rubare i cartelli quanto modificare le targhe delle macchine con l’indelebile: la F in E, la P in B”. I miei amici sono differenti.
Mio zio Richetto ha appena detto che lui non va al cimitero perché vuole boicottare le pompe funebri: “Milleduecento euro per la lapide della zia Ietta. Ma che va in mona, va”.
Che poi è lo stesso che quando è venuto in Lombardia dal Veneto ha perso un lavoro perché gli han detto di presentarsi “stubass” e lui cazzo ne sapeva che stubass voleva dire “pomeriggio”. Ma tanto, “arrivavi in Lombardia al venerdì e al lunedì già lavoravi, ti prendevano senza conoscerti”. Storie della domenica.
La notizia: “Foto su Facebook solo con il consenso di mamma e papà”.
Commento del mio, di papà: “Ecco, meno male, così non metti più su niente senza il mio permesso”. E mia mamma che annuisce.
Un quadro.
Ciao, mi chiamo Elena, ho visto almeno 1001 volte “Dirty Dancing”, so recitare il monologo iniziale de “Il Ciclone” e il primo pezzo di “A Silvia”. Ma non ho Netflix e, soprattutto, non sono mai stata all’IKEA.
Fine della presentazione
Inizio del disagio
E comunque, ve la racconto. Ieri mi son persa a Bergamo. Strano.
Dovevo andare allo Stadio e mi son ritrovata da tutt’altra parte: pioveva, il telefono era ovviamente scarico (e il navigatore stava nel telefono).
Ad un certo punto, un miraggio: “Osteria”.
Va beh. E’ mezzogiorno e mezzo. Mi fermo, no?
E fermati.
Entro e ritrovo quell’ambiente famigliare del Bar Paradise quando mio padre metteva a mangiare insieme gente che non si conosceva manco per le palle.Delle volte obbligando i clienti a sedersi in braccio ad altri clienti che poi diventavano amici, fratelli.
La cameriera mi dice: “Aspetti un attimo”.
Io mi fermo sulla porta della saletta e sento la stessa cameriera che urla “Tarcisioooooo, tu al tavolo da due con la signorina!” (con accento bergamasco violento).
Ecco. Confesso di essermi girata con calma e con il “bip bip” delle Iene a martellarmi il cervello. Nel mentre, terrore e immagini di sangue viaggiavano nei miei pensieri (da buona brianzola).
Temevo, che ne so, di finire al tavolo con un serial killer con un maglione bianco a collo alto, i capelli leccati e gli occhi lucidi pronto a chiudermi in qualche scantinato con April di “Quando si ama”.
Invece è arrivato lui: il gommista. Che con le mani da meccanico ha ordinato per entrambi e mi ha raccontato tutti i fatti suoi (maaaa, tutti eh): il mutuo (bestemmia), il commercialista (bestemmia), l’ex moglie, la passione per la caccia, il bambino biondo, il mercoledì dedicato alla visita alla donna delle pulizie (rigorosamente sposata) che gli manda anche le foto col cellulare. Che foto? Beh, le foto. Avete capito che foto, no?
Ha chiuso il pranzo con un “Non potevo andarci dalla donna delle pulizie, oggi. Ho mal di schiena”.
Mi son sentita di dirgli la mia, vista la confidenza.
“Va beh, stavi sotto no?”.
#IlMioMondo #Berghem #Osterie #GrazieDiTutto
Mi tocca incazzarmi. Dico la verità, il giorno dei giramenti di palle è stato quello del 15 settembre, dopo i 5 ori vinti dall’Italia paralimpica a Rio de Janeiro. Ma non ho scritto niente. Mi sono calmata e lo faccio oggi a mente lucida. Read more
Allora, ieri sono andata a vedere il tennis tavolo. A parte che è stata una figata, che amo il ping pong perché le partite che facevo al mare al 101 perché i miei genitori non mi facevano uscire di sera fino alla veneranda età di 24 anni (no va beh, scherzo dai!) mi hanno fatto amare questo sport, anche se io l’ho sempre visto come meraviglioso “ammazzatempo”. Read more